Costruire un movimento politico mondiale capace di incidere sulla sfrenata corsa agli armamenti, che alimenta fame e miseria in tutto il mondo.
In mezzo a questa situazione, oggi, Primo Maggio 2025, la Festa del Lavoro assume un significato profondo: essa rappresenta la capacità dei lavoratori di essere protagonisti dello sviluppo e dell’interesse dei Paesi. Una festa che dovrebbe celebrare la classe lavoratrice proprio in un momento di gravissima crisi economica, sociale, politica e istituzionale, in cui sarebbero necessarie importanti risorse da destinare a investimenti, ristrutturazioni, edilizia, infrastrutture, ricerca e innovazione, tutti elementi fondamentali per il benessere dei cittadini e per la rinascita morale e civile di un Paese che voglia porsi al servizio della distensione, della pace e del lavoro, per combattere la disoccupazione.
La disoccupazione è un terribile spreco di energie. È sofferenza umana e umiliazione. È una minaccia e una debolezza della democrazia. È una crisi non solo economica, ma anche di valori costituzionali.
Dobbiamo lavorare per ridare speranza, promuovendo l’occupazione nel settore dei servizi socialmente utili, che è quello in grado di creare lavoro nella società post-industriale, insieme al riordino degli enti locali e al loro effettivo rilancio.
Oggi i problemi sono drammatici, e il Parlamento italiano e il Governo non riescono a porvi rimedio, proponendo soluzioni che non invertono una tendenza ancora negativa, in una fase recessiva profonda e con una crisi strutturale dell’apparato produttivo sempre più preoccupante. Ne sono esempio l’agricoltura e la produzione industriale, che coinvolgono larghissime fasce della popolazione: oggi abbiamo già sei milioni di persone sotto la soglia di povertà.
È necessario lanciare un primo appello a cittadini e lavoratori affinché si avvicinino di più al sindacato e partecipino attivamente alla sua vita: solo così si può alzare la testa, dentro e fuori dai luoghi di lavoro. Non possiamo permetterci di indebolire l’unico riferimento credibile e attuale per i lavoratori.
Occorre redistribuire la ricchezza prodotta per difendere e migliorare il salario e la dignità professionale dei lavoratori e delle loro famiglie. Alzare la testa perché le maestranze pretendono di risolvere i problemi dell’occupazione non attraverso promesse teoriche o affidandosi esclusivamente agli ammortizzatori sociali – pur necessari e dovuti per diritto – ma tramite un quadro programmatico nazionale, regionale e provinciale, con il coinvolgimento delle istituzioni locali. Solo così si potrà affrontare seriamente il tema della qualificazione dell’apparato produttivo, della sua difesa, crescita e rilancio, affermando nuove politiche del lavoro e della formazione, soprattutto per le giovani generazioni.
Gli obiettivi sono molteplici e comprendono anche la ricostruzione istituzionale, che richiede un insieme coordinato di riforme, in grado di restituire agli italiani il diritto di scegliere e decidere da chi farsi governare, salvaguardando l’unità nazionale e la Costituzione, democratica e antifascista.
Alzare la testa, in un quadro di grande moralizzazione, perché la nostra società torni a essere libera di esprimersi e di confrontarsi, una società che salvaguardi il dialogo, la solidarietà e la tolleranza nel rapporto con gli altri. È necessario attuare pienamente le richieste della popolazione, umiliata da una burocrazia eccessiva e assurda, e sostenere i settori produttivi per valorizzare le potenzialità espresse dalle comunità.
Per concludere, parlando della nostra amata Costituzione, dobbiamo affermare che non dovrebbe mai essere toccata. Ora spetta ai cittadini, attraverso i referendum, ripristinarne lo spirito e la lettera. Permettere modifiche arbitrarie significa rinunciare alla sovranità del cittadino (art. 1) e al metodo democratico, infangando i principi leali che sono alla base della nostra libertà e del funzionamento delle istituzioni del Paese.
La democrazia italiana ha bisogno di un impegno senza precedenti, di una mobilitazione generale e democratica, per creare una nuova tensione ideale.
Note dalla redazione: “Il testo fornito è un appello politico e sindacale, scritto con tono civile e militante, ma non riporta fonti specifiche a sostegno delle affermazioni contenute. Tuttavia, possiamo indicare alcune fonti e dati autorevoli che possono sostenere e rafforzare le varie parti del discorso”
Fonti: 1. Disoccupazione e povertà in Italia
ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) – Rapporti annuali e trimestrali sul lavoro e la povertà in Italia:
👉 https://www.istat.it
Secondo l’ultimo Rapporto Annuale, oltre 5,7 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà (dati 2023).
La disoccupazione giovanile (15-24 anni) resta tra le più alte in Europa.
2. Crisi strutturale del sistema produttivo
Banca d’Italia – Relazioni annuali e bollettini economici:
👉 https://www.bancaditalia.it
CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) – Studi su produttività, innovazione e mercato del lavoro.
3. Spesa militare e armamenti
SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) – Database globale sulla spesa militare:
👉 https://www.sipri.org
Nel 2023 la spesa militare mondiale ha raggiunto i massimi storici, superando i 2.400 miliardi di dollari.
L’Italia ha aumentato la spesa per la difesa anche durante fasi di crisi sociale ed economica.
4. Costituzione Italiana e principi fondamentali
Senato della Repubblica – Testo ufficiale della Costituzione Italiana:
👉 https://www.senato.it/1025?sezione=123&articolo_numero_articolo=1
Art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo...”
Le riforme costituzionali richiedono iter rigorosi e possono essere sottoposte a referendum.
5. Sindacati e ruolo nel lavoro
CGIL, CISL, UIL – Documenti pubblici e rapporti sul ruolo del sindacato nella difesa dei lavoratori:
👉 https://www.cgil.it, https://www.cisl.it, https://www.uil.it