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Ogni goccia di sangue versato deve essere ricordata.

2024-03-17 19:04

Luigi Rino Pettinari

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Ogni goccia di sangue versato deve essere ricordata.

Giovanni Giuseppe Pecchi, figlio di Enrico e Martina Moro, nato a Chignolo Po il 30 ottobre 1926 e morto a Dresden (sottocampo di Flossenbürg), era di

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Giovanni Giuseppe Pecchi, figlio di Enrico e Martina Moro, nato a Chignolo Po il 30 ottobre 1926 e morto a Dresden (sottocampo di Flossenbürg), era di professione operaio. Si sottrasse ai bandi di reclutamento della Repubblica Sociale Italiana. Secondo le informazioni contenute nella cartella personale della polizia, venne arrestato il 27 luglio 1944 a Belgioioso mentre cercava di convincere alcuni alpini della Divisione Monterosa a passare alle formazioni partigiane dell’Oltrepò. Condotto alle carceri giudiziarie di Genova, dove subì torture, fu successivamente trasferito al carcere di San Vittore di Milano. Il 17 agosto fu assegnato al campo di Bolzano con la matricola 3073. Da qui, il 5 settembre 1944, fu deportato al campo di Flossenbürg, dove arrivò il 7 e gli fu assegnata la matricola n. 21727, categoria “Politich” (trasp. 81), per poi essere trasferito al campo di Dresden.

Dalle evoluzioni degli eventi e dai riscontri descritti dagli archivi storici, possiamo certamente affermare che Giovanni Pecchi non era certo un indifferente, ma un combattente attivo che meriterebbe il titolo e il riconoscimento di Partigiano Militante. Fissata questa certezza e passando da una certezza a una domanda, dobbiamo chiederci quale radicata convinzione si fosse materializzata in lui e quale forza si fosse evoluta in lui a soli 17 anni, semplice operaio, per decidere senza titubanza di sottrarsi al reclutamento dei repubblichini e addirittura cercare di convincere dei militari a disertare per unirsi ai partigiani dell'Oltrepò, per la lotta di liberazione.

Da questa domanda nasce un'altra certezza: Giovanni non aveva ambiguità e aveva scelto da che parte stare. Cosa avesse determinato in lui questa decisa scelta non lo sapremo, non ci ha lasciato documenti. Ci chiediamo se abbia subito un'ingiustizia, se abbia ricevuto soprusi da qualche bullo col "fez", se abbia assistito a sevizie o torture da parte delle camicie nere ad altri, se abbia maturato un ideale politico ben preciso contro l'arroganza e la violenza fascista: non lo sappiamo. Sicuramente aveva scelto di stare dalla parte giusta della storia, con chi lottava per giustizia e per la libertà. Giovanni è vivo in noi perché in noi arde la sua stessa fede antifascista! W L'Italia Antifascista! W Giovanni Pecchi!

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