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Stati nascenti e istituzionalizzazione

2024-07-21 00:35

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Stati nascenti e istituzionalizzazione

Premessa: Stato nascente è un concetto sociologico proposto da Francesco Alberoni che identifica un periodo entro il quale un gruppo di persone, accom

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Premessa: 

Stato nascente è un concetto sociologico proposto da Francesco Alberoni che identifica un periodo entro il quale un gruppo di persone, accomunate da speranze comuni, si unisce per creare una forza nuova che si contrapponga all'Istituzione.

 

Esiste una soluzione per uscire dal pantano.

L’obiettivo che vorremmo raggiungere è ricercare quei caratteri primari che hanno portato e portano un movimento, nato da una grande spinta iniziale, a confrontarsi con la storia, volendo fortemente mantenere nel tempo la vocazione rivoluzionaria portatrice di nuove esperienze politiche e del vivere sociale. 

I motivi che ci spingono verso questa riflessione sono sostanzialmente due: 

Uno è ripercorrere la storia di un movimento che nasce da bisogni sociali, diventati inevitabilmente politici e costretti a scelte continue e incalzanti. 

Vogliamo riconoscere la testimonianza dei valori impressi nella sua memoria, valori che trovano le loro radici nell’esperienza iniziale del suo “stato nascente”. 

L’altro è la ricerca di una nuova “proiezione di impegno” che fa tesoro di ciò che è stato vissuto e pone continuamente un interrogativo: il passaggio dallo “stato nascente” dei gruppi alla loro istituzionalizzazione. Quindi, ci chiediamo se il richiamo ai valori iniziali sia sufficiente a proteggere il movimento dal suo “istituzionalizzarsi”.

La sociologia classica ha già descritto questi “stati”, ossia gli “stati nascenti”, come li ha studiati Max Weber, sociologo e storico tedesco vissuto tra l'800 e il '900. Weber caratterizzava la nascita di questi movimenti sociali attraverso il “carisma”, che “comporta un rifiuto del vincolo a ogni ordinamento esterno a favore dell’esclusiva trasfigurazione della pura intenzione eroica o profetica. Esso si atteggia perciò in modo rivoluzionario, sovvertendo ogni cosa e rompendo in modo sovrano con qualsiasi norma tradizionale o razionale (...) Il carisma è una potenza in linea di principio straordinaria, e quindi necessariamente extra-economica, ma minacciata nella sua virulenza non appena gli interessi della vita economica prevalgono come minaccia di accadere ovunque (...) Su questa strada, da una vita di impeto e di emozione, estranea all’economia, fino ad una lenta morte per soffocamento sotto il peso degli interessi materiali...”.

Emile Durkheim, storico e filosofo francese coetaneo di Weber, differisce da quest'ultimo nel ritenere che il capo carismatico non riveste alcuna importanza. È il sociale stesso che vive in uno stato di effervescenza: “Quando le coscienze individuali, invece di restare separate le une dalle altre, entrano strettamente in rapporto ed agiscono attivamente le une sulle altre, dalla loro sintesi si sprigiona una vita psichica di nuovo genere (...) Ed è infatti proprio nei momenti di effervescenza di questo genere che si sono costituiti in ogni tempo i grandi ideali sui quali riposano le civiltà. I periodi di creazione o di rinnovamento sono appunto quelli in cui, influenzati da circostanze diverse, gli uomini sono indotti ad avvicinarsi più intimamente, ed in cui le riunioni e le assemblee sono più frequentate, le relazioni più coltivate, gli scambi di idee più attivi (...) L’ideale tende allora ad essere tutt’uno con il reale (...) Ma l’illusione non è mai duratura, perché neppure questa esaltazione può durare: essa è troppo sfibrante. Una volta passato il momento critico, la trama sociale si allenta, il rapporto intellettuale e sentimentale si allenta, gli individui ricadono al loro livello ordinario”.

Tra le due tesi, abbiamo sempre preferito quella di Emile Durkheim, che in modo semplice si è sempre individuato come “intelligenza collettiva”. Queste questioni sono sconosciute alle aggregazioni partitiche perché non conoscono queste logiche; esse si sono formate e vivono esclusivamente per alimentare il benessere economico di alcune aree economiche e di loro stesse.

I movimenti sono esposti a queste crisi perché nascono da “pulsioni” vere e sono spinti dai bisogni dei cittadini. Facili sono le illusioni e le delusioni, non protetti dalle critiche e spinti continuamente a mutare i propri impulsi più sinceri, per rimanere in competizione con strutture che non sono per nulla simili. “Cambiano”, si “conformano” inseguendo riconoscimenti impossibili perché ogni tentativo di “istituzionalizzarsi” li allontana dai cittadini, che confusi li cercano e non li riconoscono. Questa semplice analisi, che fa proprie e prova a decifrare le esperienze accademiche passate, ci racconta una possibilità. I movimenti che si istituzionalizzano perdono la loro spinta innovatrice e rivoluzionaria; essa viene barattata per trovare spazi di partecipazione nelle istituzioni. Per mantenere le spinte innovative, che devono continuamente essere alimentate e riproposte, si devono cercare strade nuove di partecipazione.

Un’associazione, un movimento organizzato di cittadini può provare strade nuove, può cercare tra le maglie lasciate libere dai regolamenti e dalle leggi, può sperimentare forme nuove di partecipazione senza presentarsi alla “riffa” dei posti istituzionali. I cittadini possono governare anche fuori da certe “alchimie” ormai logore; possono partecipare alle decisioni politiche e amministrative in modo numeroso, organizzato e consapevole. La nostra utopia è questa, e questo è il modo per rimanere liberi da ogni condizionamento.

Cerchiamo, tra gli “spazi lasciati liberi” dalla Carta Costituzionale, quelli in cui è possibile, da una parte, ripensare gli strumenti partecipativi classici e, dall’altra, ipotizzare l’istituzionalizzazione di nuove pratiche che non solo avvicinino gli organi decisionali ai cittadini, ma che consentano a questi ultimi di inserirsi attivamente nei processi decisionali.

Gli strumenti che oggi abbiamo per praticare la democrazia diretta sono:

  • L'iniziativa popolare, attivata attraverso la presentazione al Parlamento nazionale e/o europeo, ai Consigli regionali e comunali;
  • Referendum consultivo, confermativo, abrogativo e propositivo.