
Cittadinanza e identità
L’Enciclopedia del Novecento (III Supplemento), pubblicata nel 2004, include un’ampia voce sulla “cittadinanza”, scritta dallo storico del diritto Pietro Costa. Costa è professore ordinario di Storia del diritto medievale e moderno presso la Facoltà di giurisprudenza dell’Università di Firenze. Ha insegnato Storia del diritto nelle Università di Macerata e di Salerno ed è membro della redazione dei Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno e del consiglio scientifico di Diritto pubblico. I suoi interessi di ricerca si concentrano prevalentemente sui temi della cittadinanza, dei diritti, dell'interpretazione e del diritto coloniale. Tra le sue opere principali figurano Civitas. Storia della cittadinanza in Europa (Laterza, 4 voll., 1999-2001), Iurisdictio. Semantica del potere politico nella pubblicistica medievale (Giuffrè, 2002), Lo Stato immaginario: metafore e paradigmi nella cultura giuridica italiana fra Ottocento e Novecento (Giuffrè, 1986), Democrazia politica e Stato costituzionale (Editoriale Scientifica, 2006), e Cittadinanza (Laterza, 2005). (Treccani)
Costa sostiene la tesi secondo cui il termine "cittadinanza", al di là degli usi puramente retorici, «serve a colmare una sorta di vuoto lessicale e concettuale», permettendo di tematizzare e di mettere a fuoco «il rapporto fra un individuo e l’ordine politico-giuridico nel quale egli si inserisce».
Per quanto riguarda la nuova accezione del termine “cittadinanza”, Costa, dopo aver sottolineato che in passato tale termine era utilizzato per indicare l’appartenenza di un individuo a uno Stato nazionale, e che le questioni teoriche legate a esso si limitavano alla perdita o all’acquisto della qualità di “cittadino” di un determinato Stato, riconosce che «un impulso determinante a dilatare il senso del termine cittadinanza, focalizzando l’attenzione sui diritti, è venuto dal saggio Citizenship and Social Class di Thomas Marshall». Egli osserva inoltre che «il recente successo della nozione di cittadinanza, che si collega idealmente alle pagine del sociologo inglese, è alimentato da un clima politico-culturale sensibilmente diverso, caratterizzato, da un lato, dal declino o almeno dalla crisi dello Stato sociale, e dall’altro dal collasso (non solo politico ma anche teorico) del marxismo».
Questo contesto impone una “rielaborazione e ridefinizione” della nozione di cittadinanza, i cui nodi tematici principali sono tre: i diritti, i soggetti e l'appartenenza (l’identità).
I diritti, e il loro rapporto con la cittadinanza, costituiscono la chiave per comprendere il legame tra l’individuo e la comunità politica, così come la caratterizzazione politico-giuridica dei soggetti. «Parlare di cittadinanza significa concentrare l'attenzione sul soggetto. È l'attribuzione di alcune qualità a una determinata classe di soggetti che rende possibile il riconoscimento di tali soggetti come membri di una certa comunità politica. Viceversa, è la drammatizzazione delle differenze, la costruzione di classi di soggetti essenzialmente diversi, che sorregge i dispositivi di disconoscimento e di esclusione».
Nell’appartenenza e partecipazione a una comunità politica, nell’identificarsi con essa, i soggetti vedono definito il loro status, cioè l’insieme delle prerogative e degli oneri che caratterizzano la loro condizione politico-sociale. L’appartenenza (l’identità), come i soggetti e i diritti, rappresenta quindi un’articolazione essenziale del concetto di cittadinanza. «Fare storia della cittadinanza significa guardare al costituirsi dell'ordine sociale dal basso verso l'alto, facendo leva non sul potere statuale, sugli apparati, sui sistemi normativi o sulle strutture sociali, ma sul soggetto e sulle strategie di riconoscimento della sua identità». (Fonte - Historia Ludens)