
Grandi preoccupazioni sono alimentate nei confronti degli ultimi dati economici e dalle variazioni del potere d'acquisto che vengono diffuse dagli osservatori economici e dalla Banca d'Italia. Tuttavia, è importante considerare diversi fattori e tenere presente il contesto più ampio. Analizziamoli questi fattori:
Produzione industriale: Una diminuzione del 2,5% indica una contrazione nell'attività industriale, che è influenzata da vari fattori, tra cui l'andamento dell'economia globale, la domanda interna ed esterna, le condizioni di mercato e non ultime le misure economiche adottate da chi ci governa che ha sistematicamente cancellato tutte le tutele economiche che proteggevano i vari comparti industriali.
Investimenti delle imprese: Una diminuzione del 5,8% negli investimenti potrebbe indicare una certa incertezza o paura da parte delle imprese nel fare nuovi investimenti, il che potrebbe riflettere le condizioni economiche generali o le aspettative future.
Potere d'acquisto delle famiglie: Una diminuzione del 1,2% hanno un impatto sulle spese delle famiglie e sul loro benessere finanziario complessivo.
Credito bancario a famiglie e imprese: Una diminuzione del 2,8% ha influenzato la disponibilità di credito per le famiglie e le imprese, con provate implicazioni sull'attività economica complessiva.
Prezzo dei generi alimentari: Un aumento del 9,8% potrebbe impattare sul bilancio familiare e sull'inflazione complessiva, con potenziali conseguenze sull'economia domestica.
Profitti delle banche: L'aumento dei profitti delle banche può essere visto come un segnale positivo per il settore finanziario? o è importante considerare come questo influenza negativamente l'economia nel suo insieme e la distribuzione della ricchezza nel paese?
Ricordiamoci che l'analisi dei dati economici è una questione complessa che può essere influenzata da molteplici fattori. Le misure politiche e le politiche economiche che si adottano hanno un impatto significativo e di indirizzo sull'andamento dell'economia. Certamente sono state adottate riflessioni sui fatti in discussione ma è innegabile che di “numeri” stiamo dibattendo che certamente non mentono.
Attendiamo inermi che le condizioni economiche migliorino e che misure adeguate vengano adottate per sostenere il benessere delle famiglie e la crescita economica? o ci mobilitiamo democraticamente quali cittadini consapevoli?
Solo dopo un anno di governo delle destre e dopo il devastante governo Draghi ci troviamo, come ci informa l'ISTAT e la Banca d'Italia, a leggere dei dati che fanno rizzare i capelli in testa:
Produzione industriale: Una diminuzione del 2,5%;
Investimenti delle imprese: Una diminuzione del 5,8%;
Potere d'acquisto delle famiglie: Una diminuzione del 1,2%;
Credito bancario a famiglie e imprese: Una diminuzione del 2,8%;
Prezzo dei generi alimentari: Un aumento del 9,8%.
I numeri che riportiamo parlano chiaro ma le famiglie in questo paese vivono questi “numeri” e gli colano addosso come resine che immobilizzano. Le statistiche confermano un crollo delle principali attività economiche, dalla produzione industriale ai crediti e agli investimenti delle imprese, mentre i profitti delle banche sono in vertiginoso aumento. Non è un caso, esse sono i risultati di scelte politiche scellerate e disumane. E' difficile non vedere un'evidente asimmetria tra i diversi “piani” sociali " e, purtroppo, ci accorgiamo che i più deboli stanno già pagando un prezzo altissimo grazie a questa "rivoluzione" economica idiota e scellerata, voluta dalle destre per restituire i “favori” ricevuti dai loro padroni. E' giusto chiedersi in che direzione sta andando il Paese. E soprattutto, come potremmo “prevenire” che i cittadini, sempre di più, finiscano a cibarsi nelle mense sempre più affollate della Caritas? Subiamo inermi aspettando che completino il loro piano scellerato, stiamo a guardare mentre continuano a devastarci la vita, continuiamo a girarci i pollici, aspettando che qualcuno intervenga a salvarci, o ci “muoviamo” prima che sia troppo tardi? Mobilitazione generale dei cittadini in difesa dei nostri diritti costituzionali, questa è la risposta non ci sono alternative. (Fonte: ISTAT e Banca d'Italia)

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