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La Libertà Fa Rumore ed Emette una Luce Accecante

2025-04-29 05:46

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La Libertà Fa Rumore ed Emette una Luce Accecante

La Libertà Fa Rumore ed Emette una Luce AccecanteLa libertà non è mai silenziosa. Non si nasconde, non si accontenta del buio. La libertà grida, si mu

La Libertà Fa Rumore ed Emette una Luce Accecante

La libertà non è mai silenziosa. Non si nasconde, non si accontenta del buio. La libertà grida, si muove, si esprime in ogni gesto autentico, in ogni parola non filtrata dalla paura. Come scriveva Hannah Arendt,

"La libertà nasce e si manifesta nello spazio pubblico, dove si è visti e uditi dagli altri."

La libertà emana una luce intensa, talvolta accecante, perché rivela ciò che molti preferirebbero ignorare: le ingiustizie, le ipocrisie, le verità scomode.
Chi si abitua all’oscurità percepisce questa luce come un fastidio. Per chi ha scelto il silenzio per paura, convenienza o rassegnazione, il rumore della libertà è un disturbo insopportabile. Non è solo un suono: è un richiamo alla responsabilità, un invito all'azione.

Come ricordava Martin Luther King Jr. dalla prigione di Birmingham,

"La 'pace negativa' che è l'assenza di tensione è meno importante della 'pace positiva' che è la presenza della giustizia."

Restare nel buio è comodo. È il rifugio di chi si convince che il silenzio equivalga alla pace, che l'assenza di scontri significhi serenità. Ma è una pace falsa, una quiete di superficie che nasconde sotto di sé l’ingiustizia, la rinuncia, la sconfitta dell’umano desiderio di dignità.

La libertà, invece, rompe gli equilibri apparenti. Espone il non detto, illumina ciò che si voleva tenere nascosto.
Come scrisse Pier Paolo Pasolini nei suoi Scritti corsari,

"Essere vivi vuol dire essere diversi."

Ed essere diversi significa, inevitabilmente, disturbare l’ordine stabilito.
Chi ama la libertà spesso si trova isolato, attaccato, marginalizzato. Non perché sia nel torto, ma perché rappresenta una sfida per chi ha scelto di spegnere la propria voce.

Essere liberi significa disturbare. Significa accendere fiaccole in stanze buie, anche a costo di essere cacciati. Significa suonare tamburi in piazze silenziose, anche se qualcuno storce il naso. Ma significa anche aprire strade nuove, offrire possibilità a chi non ha mai osato pensare di averne.

Albert Camus, in L'uomo in rivolta, ci ha insegnato che

"Mi rivolto, dunque siamo."

La libertà fa rumore, e il suo rumore è il battito della vita autentica. La sua luce abbaglia, ma è l’unica capace di farci vedere davvero chi siamo e chi possiamo diventare.
Come diceva Socrate davanti ai suoi giudici:

"Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."

E la ricerca della libertà è la più luminosa e rumorosa di tutte.

Breve Nota Bibliografica:

H. Arendt, Vita activa

A. Camus, L'uomo in rivolta

P.P. Pasolini, Scritti corsari

G. Orwell, 1984

M.L. King Jr., Lettera da una prigione di Birmingham

Platone, Apologia di Socrate

 

Note dell'autore: Il concetto proposto ("La libertà fa rumore ed emana una luce accecante. Infastidisce chi preferisce il silenzio e il buio") è di natura filosofica e letteraria, e si muove su un piano più riflessivo che propriamente "scientifico" o "storico", quindi non ha fonti dirette nel senso accademico del termine.

Tuttavia, troviamo alcuni riferimenti culturali e filosofici che sono coerenti con il senso profondo di quello che si intende esprimere:

Hannah Arendt, in particolare in "La banalità del male" e "Vita activa", riflette sull'importanza della visibilità dell'azione pubblica e della parola come strumenti fondamentali della libertà. La libertà non è mai muta o nascosta: è espressione, esposizione.

Albert Camus, ne "L'uomo in rivolta", parla della ribellione come esigenza naturale dell'uomo libero, una ribellione che "fa rumore" contro l'assurdità e l'oppressione.

Pier Paolo Pasolini, nei suoi scritti corsari, sottolineava come la verità, la libertà di parola e il dissenso fossero vissuti come "rumore fastidioso" in una società che voleva conformismo.

George Orwell, in "1984", mostra come i regimi autoritari desiderino il silenzio e il buio dell'omologazione, mentre la libertà di pensiero e di parola rappresenta una minaccia per chi detiene il potere.

Martin Luther King Jr., nel discorso "Letter from Birmingham Jail" (1963), difendeva il "rumore" della protesta civile contro l'ingiustizia, dichiarando che l'ordine non può essere preferito alla giustizia.

In filosofia classica, anche Socrate rappresentava questo concetto: attraverso la maieutica disturbava la quiete apparente dei suoi concittadini, portandoli a riflettere criticamente.