
Io non c'ero, e un giorno potrò dirlo con orgoglio
La contraddizione tra le parole e i fatti di chi governa oggi l'Europa è evidente, soprattutto quando si parla di guerra e pace. Da un lato si proclamano valori di solidarietà e diplomazia, dall’altro si alimentano conflitti con decisioni che vanno in direzione opposta.
Viviamo immersi in una narrazione manipolata, dove i media e la politica costruiscono una realtà su misura per giustificare scelte che, altrimenti, sarebbero inaccettabili. A questa fonte attingono i più "semplici", coloro che si accontentano di una lettura superficiale della storia, convinti che basti ripetere slogan per comprendere il presente. Il problema è che gran parte dei cittadini accetta questa narrazione senza metterla in discussione, forse per stanchezza, limiti culturali, paura o per la mancanza di alternative credibili.
Ma quale Europa veniva evocata ieri? L'Europa pacifista e solidale di Ventotene o il mostro di oggi che, senza criterio, ha armato contro il suo stesso popolo un manipolo di fascisti che ha distrutto il proprio paese? In piazza c'era l'Europa dei "sì" e degli ipocriti "nì", quella che decide di spendere 800 miliardi in armamenti, che parla di aggressione russa mentre mostra i muscoli con arroganza. Un'Europa che sembra aver dimenticato la lezione della storia e che si è consegnata alle logiche della guerra permanente.
Oggi si parla di difesa della democrazia, ma di quale democrazia stiamo parlando? Quella che non interpella i cittadini sulle scelte più gravi e irreversibili? Quella che relega al silenzio chi chiede il cessate il fuoco e che esalta come eroi coloro che seminano distruzione e morte?
C'è ancora spazio per un'Europa dei popoli, per un'Europa che non si piega alle logiche delle elite militarizzate? La risposta dipende da chi, oggi, ha ancora il coraggio di dire "io non c'ero" e di lavorare per costruire una narrazione diversa, basata sulla verità e sulla volontà di pace.