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Il tradimento dell'Euro

2025-03-13 22:25

Il Bradipo

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Il tradimento dell'Euro

Riallineare stipendi e pensioni: un dovere per la giustizia socialeQuando l’Italia ha aderito alla moneta unica, ci era stato promesso un futuro di pr

Riallineare stipendi e pensioni: un dovere per la giustizia sociale

Quando l’Italia ha aderito alla moneta unica, ci era stato promesso un futuro di prosperità. "Lavorare un giorno di meno e guadagnarne uno in più" era lo slogan che avrebbe dovuto sintetizzare il vantaggio economico per i cittadini. Ma la realtà è stata ben diversa: ci siamo ritrovati con i salari più bassi d’Europa, un potere d’acquisto crollato e una generazione intera costretta a precarietà e sacrifici.

Il grande inganno del cambio lira/euro

L’adozione dell’euro avrebbe dovuto portare stabilità economica e convergenza con le grandi economie europee. Invece, il cambio imposto di 1.936,27 lire per 1 euro ha avuto un effetto devastante: i prezzi sono raddoppiati o triplicati, mentre stipendi e pensioni sono rimasti pressoché invariati. Questo squilibrio ha impoverito milioni di italiani, riducendo la capacità di spesa e peggiorando la qualità della vita.

Italia fanalino di coda nei salari europei

Oggi l’Italia è uno dei pochi paesi dell’Unione Europea in cui gli stipendi reali sono fermi da oltre vent’anni. In Germania, Francia e Olanda, i salari sono cresciuti, mentre da noi sono addirittura diminuiti in termini di potere d’acquisto. Lo stesso vale per le pensioni, che non solo non si adeguano al costo della vita, ma rischiano di trasformarsi in assegni da fame per le nuove generazioni di lavoratori precari.

Un necessario riallineamento per la dignità dei cittadini

È inaccettabile che un paese come l’Italia, ottava potenza economica mondiale, offra ai suoi lavoratori e pensionati stipendi da fame rispetto agli altri stati membri dell’UE. È tempo di chiedere un riallineamento salariale e pensionistico ai livelli precedenti all’introduzione dell’euro, tenendo conto del reale aumento del costo della vita.

Questo non è solo un atto di giustizia sociale, ma una misura indispensabile per rilanciare l’economia interna, aumentare i consumi e ridare dignità a milioni di persone.

Non possiamo più accettare la narrativa secondo cui “non ci sono risorse”: le risorse esistono, ma sono mal distribuite. Bisogna agire con scelte politiche coraggiose, come l’introduzione di un salario minimo adeguato, un rafforzamento delle pensioni e una revisione del sistema fiscale che premi il lavoro anziché la rendita finanziaria.

Un appello ai cittadini e alle istituzioni

Invitiamo tutti a mobilitarsi per un’economia più equa. Chiediamo alle istituzioni di mettere al centro dell’agenda politica il ripristino del potere d’acquisto degli italiani. È un dovere morale ed economico che non possiamo più rimandare.

L’Italia merita stipendi e pensioni dignitosi. Riallineamoli ora!

 

Fonti:

1. Dati ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica)

  • Rapporto annuale sulla situazione economica dell’Italia: fornisce dati aggiornati su salari, inflazione e potere d’acquisto.
  • Indici dei prezzi al consumo (IPC): mostrano l’andamento dell’inflazione e il confronto con l’aumento dei salari.

🔗 www.istat.it

2. Banca d’Italia

  • Pubblica studi e rapporti sulle dinamiche salariali e la perdita del potere d’acquisto.
  • Documenta l’impatto economico dell’euro e la stagnazione dei salari in Italia rispetto agli altri paesi europei.

🔗 www.bancaditalia.it

3. Eurostat (Ufficio statistico dell'Unione Europea)

  • Offre confronti tra stipendi medi in Italia e in altri paesi dell’UE.
  • Monitora l’evoluzione del reddito disponibile delle famiglie italiane rispetto alla media europea.

🔗 ec.europa.eu/eurostat

4. OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)

  • Pubblica il rapporto “Employment Outlook”, che mostra l’andamento dei salari reali nei paesi OCSE.
  • Conferma che l’Italia è uno dei pochi paesi in cui gli stipendi reali sono fermi da oltre 30 anni.

🔗 www.oecd.org

5. Rapporti indipendenti e studi economici

  • Studi di centri di ricerca come CENSIS, Fondazione Di Vittorio (CGIL) e Nomisma analizzano l’impatto dell’euro e la stagnazione dei salari.

🔗 www.censis.it
🔗 www.fondazionedivittorio.it